Le stufe a pellets sono sempre più diffuse in Italia: il milione e mezzo di pezzi venduti, dicono i dati Assopellet (www.assopellet.it), è già stato superato a fine 2011. Grazie anche agli incentivi del 55% sulle caldaie a biomasse in molte case questa fonte ha addirittura sostituito l’impianto di riscaldamento a combustibili fossili. Un boom che si è tradotto in un’impennata della domanda di questo combustibile soddisfatta da un’offerta a volte improvvisata e di qualità disomogenea. Come si sceglie dunque il pellets giusto?

La chiave per capirne la qualità sta in due valori che dovrebbero essere riportati in etichetta. Il più importante è il potere calorifico, ossia l’energia termica che una data quantità di quel particolare pellets riesce a dare: “i valori possono andare da 4,5 a 5,5 kWh/kg e ovviamente più alti sono meglio è”, ci spiega Leopoldo Toffano esperto di stufe a pellet dell’Anfus, associazione nazionale fumisti e spazzacamini. Il secondo indicatore è invece il residuo di cenere, correlato al potere calorifico e che determina anche quanto il pellets in questione sporcherà la stufa: “deve essere minore dello 0,8%”, consiglia l’Anfus.

In questi due numeri sono riassunte le caratteristiche principali di un dato pellet, che dipendono da come è lavorato e dal tipo di legno da cui e ricavato. “Il migliore, spiega il tecnico Anfus (www.anfus.org), è il faggio puro, segue l’abete, che però come le altre piante resinose sporca un po’ di più la stufa; infine ci sono le latifoglie e il misto.” Esiste poi anche pellets fatto con biomasse varie: ad esempio segatura di legno mischiata a scarti di mais. I tecnici sentiti non lo bocciano, ma lo consigliano solo per grandi caldaie e non per le stufe: ha un residuo di cenere relativamente alto che sporca braciere e canna fumaria.

Attenzione però: valori buoni di potere calorifico o di residuo indicati sull’etichetta non sono una garanzia assoluta di qualità. L’unico modo per essere certi del pellet che si compra è quello di scegliere prodotti che si sottopongono a certificazioni volontarie riconosciute. Il Professional Pellets ad esempio viene analizzato ad ogni carico e scarico da un ente certificatore SGS.

Le analisi verificano la composizione chimica, escludendo ad esempio la presenza di vernici e formaldeide, che potrebbe essere presente qualora il pellet fosse derivato da scarti di legno già lavorato, misurano il potere calorifico, il residuo di ceneri, controllano caratteristiche fisiche come la durevolezza, ossia il fatto che non si sbricioli ed effettuano altri test, come quello sulla radioattività, introdotto dopo che nel 2009 in Val D’Aosta era stata rinvenuta una partita di pellet con valori di radioattività anomala.

Corrispondente al marchio Pellet Gold per l’Italia c’è l’attestazione Din Plus per il pellets tedesco e quella ÖNORM per l’austriaco. “Ma dal prossimo inverno – anticipa Berton – ci sarà una novità: si partirà con una certificazione unica a livello europeo, la EN Plus”. La nuova certificazione, come quelle attuali, controllerà tutte le caratteristiche chimico-fisiche del pellets e dividerà i prodotti in 3 categorie: la A1 per il pellet più pregiato, una seconda, detta A2, e una terza contrassegnata con la lettera B nella quale finirà il pellets più scadente, adatto solo ad esser bruciato per usi industriali.

Viste le accortezze per scegliere il pellet di qualità, gli esperti sentiti ci danno un consiglio, sul come e quando comperarlo. Siate previdenti, fate le vostre scorte già in estate, quando i prezzi, che oscillano stagionalmente, sono più bassi. In genere per un sacchetto da 15 kg il prezzo si aggira intorno ai 4 euro.

Un buon metodo per risparmiare poi è ordinare grandi quantità direttamente dai produttori: si sta molto diffondendo l’abitudine di creare gruppi d’acquisto per il pellets, mettevi d’accordo con vicini, parenti e amici che hanno stufe a pellets a casa o cercate su internet i gas (gruppi di acquisto) già attivi nella vostra città.

Un’ultima parola va poi spesa sulla provenienza siccome negl’ultimi tempi si è allargato il mercato sono entrati moltissimi nuovi produttori di tutt’Europa e non solo, bisogna mettere la massima attenzione nel scegliere le provenienze certe rispetto a quelle magari più vantaggiose ma che offrono meno garanzie.

Articolo liberamente ispirato da http://qualenergia.it/articoli/20110221-come-scegliere-il-pellet-migliore ringraziemo www.qualenergia.it